13/08/2014
L'intervista : "Bimbi selezionati, ipoteca sulle relazioni"
La neuropsichiatra infantile Ceriotti Migliarese : Voler scegliere i caratteri somatici è pretesa di onnipotenza, che però rivela fragilità educativa
Dietro la pretesa di costruirsi con la provetta eterologa un figlio à la carte razza, colore della pelle, occhi, capelli
- cè lidea di considerare il bambino un prodotto. E in quanto tale siamo persino tenuti a una sorta di controllo di qualità. Altrimenti sarà come aver acquistato, per colpa della nostra superficialità, un bene avariato, spiega la neuropsichiatra infantile Mariolina Ceriotti Migliarese. Ed è questo lassunto che muove alla selezione dei gameti. Unopzione che il decreto del Ministero della Salute sulleterologa esclude, ma che potrebbe rientrare in parlamento.
Che cosa spinge ad avere un figlio su misura ?
Lidea di un atteggiamento onnipotente, paradossalmente tanto più intenso quanto più ci sentiamo impotenti e spaventati dalla realtà della vita, proprio così comè con le sue imperfezioni e i suoi rischi. Questa impronta esistenziale ci rende estremamente fragili e dunque fa di noi educatori meno capaci.
Ci sono altre questioni aperte da questa richiesta ?
Certo. Come ci confronteremo con il manifestarsi, peraltro inevitabile, di carenze, imperfezioni, limiti, tratti difficili del carattere ? E ancora : come faremo a trovare il difficile equilibrio tra laccettare il figlio così comè e il correggerlo ? Si tratta di un tema relazionale importante. Tra genitori e figli si giocano sempre dinamiche complesse e in parte inconsce nelle quali lambivalenza ha un posto centrale : ognuno di noi sa di provare verso i figli sentimenti contrastanti, di alternare approvazione e disapprovazione, soddisfazione e delusione. Ma è possibile far fronte a questa ambivalenza di sentimenti grazie al contenitore buono dato dal senso di appartenenza reciproca che nasce proprio dalla forza delle relazioni di paternità, maternità e filiazione.
Cè chi paragona la provetta eterologa alladozione o allaffido
Questi però partono dal presupposto esplicito di accogliere un figlio di altri. E ciò permette ai genitori e, in seguito anche ai figli, di fare i conti in maniera consapevole con il tema dellambivalenza, pur in assenza della forza data dal contenitore che il legame biologico rappresenta. Nelleterologa questa realtà, che continua a sussistere, non è presente come presupposto logico esplicito. Al contrario : chi sceglie questa tipologia di fecondazione assistita lo fa proprio nellidea che, a differenza delladozione, avrà davvero un figlio suo. La realtà non accolta dalla consapevolezza si trasforma perciò in un fantasma che sussiste nellinconscio, benchè negato ed ignorato. E tutto ciò non può che interferire in modo significativo con la relazione tra quei genitori e il figlio.
Giacomo Gambassi
Tratto da Avvenire, 7 agosto 2014
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