Al Presidente Nazionale della S.I.P.
Al Presidente della S.I.P.P.S.,
Al Presidente della S.I.Cu.P.
Al Presidente Nazionale della F.I.M.P.
Al Presidente della A.C.P.
Al Presidente della C.I.Pe.
Al presidente della S.I.N.P.I.A.
Ufficio Stampa A.C.P.
E p.c.
Forum APEL
Forum C.I.Pe.
Agenzia di Stampa D.I.R.E.
Gentili Colleghi
Riprendo il mio appello.
Sono passate 4 settimane dalla mia precedente lettera.
In questo lasso di tempo si è sviluppato un dibattito ricco di riflessioni e di opinioni su forum di discussione pediatrica, ho avuto tantissimi riscontri positivi da parte di direttori di clinica, di primari, pediatri di famiglia, colleghi, semplici cittadini, interviste da parte di agenzie di stampa, contatti da parte di politici, pubblicazioni dell’appello su siti che si occupano di famiglia ed educazione, ma da parte delle organizzazioni scientifiche e culturali pediatriche, nessun intervento, ad esclusione del Presidente della S.I.P. (sul sito della S.I.P.) e del Presidente della S.I.P.P.S., che mi ha prontamente risposto, e che pubblicamente ringrazio.
Non mi arrendo, persevero, e rimango in attesa di una risposta, di una reazione pubblica, questa volta coinvolgendo anche il mondo della neuropsichiatria infantile.
Ripeto, mettiamo da parte gli orientamenti religiosi, morali, politici, i “secondo me”, la cultura dominante, il relativismo etico, e manteniamo al centro del nostro interesse la salute del bambino, tante volte citata nei programmi delle nostre società scientifiche e culturali.
Tralascio i consensi e attestati di stima, e mi concentro su alcuni aspetti emersi nei dibattiti che si sono accesi in questo frattempo cercando di riassumerli a brevi linee.
Una delle osservazioni che più spesso mi sono state fatte è la seguente: “piuttosto che lasciare abbandonato in un istituto un bambino, o nei sobborghi degradati delle grandi metropoli, sarebbe meglio dargli una famiglia anche se costituita da genitori dello stesso sesso”.
In Italia non esiste il problema, in quanto il numero di richieste di adozioni supera di gran lungo l’offerta di bambini istituzionalizzati mentre negli altri paesi (est Europa, Sudamerica e Africa), dove vi è un grande numero di bambini abbandonati molto spesso la legislazione locale non permette l’adozione da parte di coppie omosessuali.
Qualcuno ha posto l’accento che in natura esistono i comportamenti omosessuali in numerose specie animali, e che è una condizione del tutto naturale.
Premesso che l’uomo condivide con il mondo animale istinto e affettività, ma se ne distingue per intelletto e volontà, qui non stiamo a discutere se l’omosessualità sia una condizione naturale o innaturale, stiamo cercando di comprendere se, oltre alle capacità di allevare un figlio (affetto, educazione, cultura etc), una coppia omosessuale abbia capacità di trasmettere i modelli antropologici del padre e della madre.
Vorrei far riflettere che se una donna lesbica o un uomo omosessuale, hanno delle difficoltà ad identificarsi con la figura femminile o maschile, come potranno trasmettere ai figli tali modelli comportamentali, oppure se questi figli avranno delle incertezze (è superfluo ricordare come nella fase dell’adolescenza siano molto frequenti tali episodi), saranno in grado di aiutare loro a superarli, e con quale risultato?
La figura del padre e della madre, il ruolo maschile e quello femminile, così sviscerati dalla moderna psicanalisi, non hanno più nessuna influenza sull’armonico sviluppo della psiche del bambino?
Il pediatra o chi ha a cuore l’infanzia, non inorridisce davanti agli esperimenti di quel genitore australiano che fa crescere suo figlio senza l’influenza dell’identità sessuale (nome neutro, giochi neutri, sesso sconosciuto agli altri, vestiti non identificativi) con lo scopo di non influenzare la sua futura differenziazione psicologica?
C’è molta differenza fra questo comportamento e gli episodi di violenza psicologica che subiscono i bambini quotidianamente in famiglie con degrado sociale?
Ancora un’ altra questione: la discriminazione.
Dalle mie reminescenze universitarie ricordo, che la differenza maschile-femminile è ben scritta in ogni singola cellula delle migliaia di miliardi che compongono il nostro corpo.
A livello macroscopico poi, la differenza maschio-femmina, è ancor più evidente, e difficilmente può essere nascosta (lineamenti, barba e peluria, voce, massa muscolare, caratteri sessuali etc).
La differenza quindi è ben evidente, e mal celabile.
Perché dico questa cosa ovvia? Perché i bambini vedono, confrontano, pensano, e se una delle prime cose che percepiscono vedendo una persona sia maschio o femmina, potrà avere qualche difficoltà a confrontare la sua famiglia costituita da due uomini o da due donne, con quella della stragrande maggioranza dei suoi amici, dei suoi compagni di scuola.
E poi i pedagogisti e i neuropsichiatri infantili, oltre a noi pediatri, sanno benissimo che una buona parte dell’apprendimento passa attraverso l’esempio (buono o cattivo), attraverso l’imitazione, il bambino impara quello che vede e sente; vede e sente tanto perché è un ottimo osservatore, perché ha tutte le “antenne” dritte e pronte a percepire l’ambiente.
Credo che tutto ciò non sia da sottovalutare per lo sviluppo armonico del bambino.
Altro punto: una realtà studiata dai sociologi è che la coppia omosessuale è una coppia altamente instabile, poco propensa alla fedeltà, molto più infedele di quella eterosessuale.
Il desiderio di mettere su famiglia (sposarsi, avere figli) è sentito da una minoranza molto ristretta del mondo omosessuale (come ho avuto modo di dire nella precedente lettera con tanto di link di riferimento) che però ha tanta visibilità sui mass media, e che porta avanti solo una lotta basata sull’uguaglianza e sui diritti civili.
Mi chiedo se chi li sostiene riflette realmente su tutto quello di cui un bambino ha bisogno per crescere libero e indipendente.
Concludo con questo studio (che non tutti conoscono, e di cui ha parlato anche il presidente della S.I.P.P.S.) elaborato l'anno scorso dal sociologo dell'Universita' del Texas Mark Regnerus, che ha preso in esame 2.988 persone tra i 18 e i 39 anni, compresi 163 adulti cresciuti da coppie di mamme lesbiche e 73 adulti cresciuti da padri gay, con l'intento di analizzare le nuove strutture famigliari americane.
In particolare il sociologo ha dimostrato che il 12% dei soggetti analizzati pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), il 40% (contro il 13%) e' piu' propenso al tradimento, il 28% e' disoccupato (contro l'8%), il 19% ricorre alla psicoterapia (contro l'8%). Inoltre, secondo Regnerus, i ragazzi che vivono con genitori gay sono piu' spesso seguiti dall'assistenza sociale rispetto ai coetanei cresciuti da coppie eterosessuali sposate. Nel 40% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l'8%) e infine sono genericamente meno sani, piu' poveri, piu' inclini al fumo e alla criminalita'.
Il movimento LGBT (lesbian, gay, bisexual, and transgender) negli Usa ha avviato una forte campagna di delegittimazione di Regnerus, spesso al limite dell’insulto e del linciaggio morale, con una violenza straordinaria. Sono stati firmati appelli perché l’Università del Texas licenziasse in tronco il ricercatore. Un’indagine interna è stata avviata, per verificare la scientificità dello studio. Il 29 agosto però sul sito web dell’Università del Texas è apparso questo comunicato: «L’Università del Texas ha stabilito che nessuna indagine formale può essere giustificata sulle accuse di cattiva condotta scientifica presentate contro il professore associato Mark Regnerus riguardo al suo articolo pubblicato sulla rivista “Social Science Research”». Secondo l’Università «Non ci sono prove sufficienti per giustificare un’inchiesta», e di conseguenza «la questione si considera chiusa dal punto di vista istituzionale». L’indagine interna ha dunque riconosciuto la legittimità del lavoro e la fedeltà al protocollo previsto dalla metodologia di ricerca.
L’Università del Texas è al 67° posto fra le migliori università del mondo, secondo il “US News and World Report”; al 35° posto nel mondo per la “Shanghai Jiao Tong University”, e al 49° posto migliore secondo “The Economist”. La ricerca di Regnerus è stata approvata anche dal New York Times, certo non sospetto di simpatia verso posizioni tradizionali. Il quotidiano ha scritto che «gli esperti esterni, in generale, hanno detto che la ricerca è stata rigorosa, fornendo alcuni dei migliori dati sul tema», da un gruppo di 18 scienziati e docenti universitari tramite un comunicato sul sito della “Baylor University” e da diversi psicologi e psichiatri che hanno scelto di prendere posizione, riconoscendo l’attendibilità degli scomodi risultati (La Stampa).
La pediatria più di ogni altra disciplina medica, ha a cuore l'oggetto-soggetto delle sue attenzioni: il bambino.
Lo dimostra l'impegno che le società culturali e scientifiche hanno profuso in questi anni per migliorare la qualità dell'assistenza, lo sviluppo della prevenzione, la specificità delle cure.
Non facciamoci travolgere dalle ideologie che vogliono trasformare le differenze in ingiustizie (per lo stesso motivo dovrei considerare che è un’ ingiustizia che io uomo non possa partorire o allattare), ma opponiamoci vigorosamente alla cultura dominante troppo spesso incline ad assecondare chi urla che questo è il progresso, e reagiamo motivando scientificamente il perché una adozione da parte di una coppia omosessuale sia al di là di ogni buon senso.
Cordialmente.
Giovanni Bonini
Pediatra
http://www.famigliacristiana.it/famiglia/news/articolo/strasburgo-al-centro-di-tutto-c-e-un-bambino.aspx