12/02/2008
La prematurità estrema : margini di gestione ostetrica e risvolti neonatologici".
Convegno tenuto a Roma dall1 al 3 febbraio, promosso dalle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università Romane.
“Si è voluto riflettere sui problemi che deve affrontare un ginecologo quando, per una patologia grave, materna o fetale, deve interrompere una gravidanza in epoca estremamente precoce, tra la 21° e la 26° settimana di gestazione. In questi casi le variabili da affrontare sono numerose, tra cui la sopravvivenza e le aspettative sulla qualità di vita del neonato”, ha dichiarato il Prof. Domenico Arduini, Presidente della Società Italiana di Medicina Perinatale, a conclusione dei lavori.
Nel dibattito c’è stato spazio per le attuali conoscenze sulla maturazione fetale e neonatale, le esperienze dell’assistenza al prematuro, le modalità di parto più sicure per la madre e le possibilità diagnostiche in utero. Inoltre, si è parlato di sacralità della vita, come impegno nella tutela dei più deboli e indifesi e del rischio dell’accanimento terapeutico verso il neonato.
Oggi è aumentato il numero dei neonati che sopravvive e negli ultimi decenni la soglia di vitalità ha raggiunto le 22 settimane. Non c’è dubbio che deve esser fatto ogni sforzo per iniziare la rianimazione alla nascita di tutti i neonati, anche quelli molto pretermine, che presentino segni di vitalità. Ciò è stato ribadito in un documento steso a conclusione dei lavori, di cui riportiamo il testo integrale :
“ Con il momento della nascita la legge attribuisce la pienezza del diritto alla vita e quindi all’assistenza sanitaria. Pertanto un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio ed assistito adeguatamente.
L’attività rianimatoria esercitata alla nascita dà quindi il tempo necessario per una migliore valutazione delle condizioni cliniche, della risposta alla terapia intensiva e delle possibilità di sopravvivenza e permette di discutere il caso con il personale dell’Unità ed i genitori. Se ci si rendesse conto dell’inutilità degli sforzi, bisogna evitare ad ogni costo che le cure intensive possano trasformarsi in accanimento terapeutico”
Firmatari : Prof. R. Angioli; Prof. D. Arduini; Prof. G. Benagiano; Prof. P. L. Benedetti Panici; Prof. A. Caruso; prof. A. Lanzone; prof. M. Moscarini; Prof. E. Piccione; Prof. G. Scambia
La mente non può non andare ai tanti medici che, da diversi anni, si sono battuti con coraggio pionieristico per assistere questi neonati e, in alcuni casi, per curarli già nella vita intrauterina. Tra i tanti, vogliamo ricordare il dottor Bruner, del centro Medico Universitario di Vanderbilt, a Nashville, nel Tennesse, che nel 2002 operò il piccolo Samuel di 21 settimane di vita, affetto da spina bifida. Al termine dell’intervento, il piccolo Samuel sporse la sua manina e si attaccò al dito del medico stupefatto. Il New York Times intitolò la foto “Hand of Hope” (mano della speranza). L'intervento riuscì perfettamente e Samuel vive sano e cresce con regolarità.
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