La virtù dell'ordine
bambini ordinati… … adolescenti equilibrati
L’ordine è la base e il supporto di tutte le virtù.
Curare l’ordine fin da piccoli vuol dire creare e stimolare tanti altri abiti che serviranno in seguito, quando i nostri figli saranno più grandi: la laboriosità, l’obbedienza, il saper prevedere, la flessibilità, la responsabilità, la pazienza, il buon uso delle cose, il rispetto, l’autodominio, la fortezza.
Spesso si pensa all’ordine soprattutto nel suo aspetto materiale; in realtà l’ambito è più vasto: si va dall’ordine nelle attività, all’ordine del tempo e delle idee.
L’ordine ci aiuta a disporre meglio del nostro tempo, ci dà sicurezza e tranquillità, ci aiuta a essere più efficaci e a conseguire più facilmente gli obiettivi proposti.
COME… PERCHE’… QUANDO… EDUCARE ALL’ORDINE
È il primo abito da acquisire.
I bambini non nascono ordinati, tuttavia in loro è presente in embrione un’idea di ordine che conferisce loro stabilità e sicurezza. E’ importante che i genitori vivano bene l’ordine, perché i bambini imparano per imitazione ed è più facile imitare il disordine, perché non richiede nessun impegno o sforzo.
Pensiamo a come viviamo l’ordine a casa nostra e chiediamoci : facciamo fatica a trovare gli oggetti? Come sono i nostri cassetti ? Accumuliamo più cose del necessario ? Togliamo le cose dalla vista e le mettiamo via alla rinfusa? Arriviamo tardi ? Facciamo le cose all’ ultimo momento ? Ordiniamo solo quando arrivano visite ? Pretendiamo l’ordine in modo regolare o in modo arbitrario?
L’ordine entra attraverso gli occhi : è utile confrontare, per esempio attraverso una foto, la stanza prima e dopo averla ordinata per constatare che essere ordinati ripaga anche se costa.
COME… EDUCARE
Ci sono alcuni criteri da tenere presente:
1. L’ordine è un mezzo e non un fine. Se i genitori concentrano la maggior parte della loro attenzione sull’ordine, questo diventa un fine. Il nostro obiettivo non deve essere il figlio ordinato a tutti i costi, altrimenti cadremmo nel perfezionismo, nell’imposizione maniacale; l’ordine per l’ordine non è giustificato. Una felice caricatura di ciò è stata realizzata dall’attore Carlo Verdone nel film “Bianco, Rosso e Verdone”, nell’episodio in cui Magda fugge di casa e abbandona il marito, il quale vive e impone l’ordine in maniera esasperata..
Occorre, pertanto, agire con prudenza e buon senso e pensare all’efficacia di ciò che si chiede: è per il bene del figlio ? L’ordine serve per ottenere un minimo di norme per una buona convivenza familiare ? O, invece, impongo l’ordine perché, diversamente, mi disturberebbero ? O, addirittura, nel timore che mi facciano fare brutta figura ? Al riguardo, una grottesca caricatura di ciò è stata realizzata da Enrico Brignano nel monologo “Non sia mai viene qualcuno…”, in cui l’attore dipinge brillantemente in tante gustose sfaccettature il clima della sua famiglia, dominato dall’ansia della mamma che arrivi qualcuno a casa, a qualunque ora del giorno e della notte e trovi qualche dettaglio in disordine.
Abbiamo già detto che educare all’ordine richiede, da parte dei genitori, prudenza e buon senso: la casa non è un museo e neppure una vetrina di Swarovski che si può solo guardare.
Se si vive l’ordine come fine, si rischia di concentrarsi per far acquisire“tecniche”e “meccanismi” di ordine. Occorre, invece, stimolare la consapevolezza del perché delle richieste e rispettare la libertà di avere criteri propri.
2. E’ importante stimolare l’autonomia personale. L’iperprotezionismo di alcuni genitori alla lunga non ripaga, anzi i figli si convincono che c’è sempre qualcuno che li sostituisce. A volte c’è la tentazione di sostituirsi a loro per motivi di tempo e organizzativi, ma conviene che i genitori sappiano resistere e sappiano accettare i tentativi di ordine, che segnano comunque un progresso per i figli. L’iperprotezionismo, d’altra parte, priva i figli dello sforzo per migliorare come persone, perché è impossibile educare senza pretendere.
3. Occorre tenere sempre presente l’educazione positiva. C’è bisogno di un minimo di flessibilità : per esempio, i libri servono per la lettura, ma anche per fare un castello, purché i nostri figli imparino a non rovinarli e li rimettano a posto, quando il gioco è finito.
Non si può pianificare la vita in tutti suoi aspetti, ma stabilire sì quei “livelli minimi indispensabili” per facilitare la vita in famiglia.
I figli, poi, devono avere uno stile personale. I genitori devono coinvolgerli ed ascoltarli: “Come faresti?” Sicuramente resteranno sorpresi dalla fantasia e dalla creatività dei figli. E’ opportuno coinvolgerli fin da piccoli, per esempio invitandoli a partecipare ad attività di riordino dei libri in biblioteca oppure facendo insieme le valigie, quando si parte, e commentando ad alta voce i criteri utilizzati .
Elogiamoli e coccoliamoli quando ci aiutano, così sperimenteranno su di loro la relazione tra SFORZO ----- BENE ---- ALLEGRIA.
Cerchiamo di evitare le etichette : “Sei un disastro”,”Non metti mai a posto”,”La tua camera è sempre un caos” o di lamentarci, a voce alta davanti a loro, del peso di ordinare e gestire la casa o di minacciarli che : “Se non metti a posto non vedi la tv”
In famiglia, ci sono tre ambiti necessari per ottenere un clima sereno: l’ordine materiale, la distribuzione del tempo e la realizzazione delle attività.
° L’Ordine materiale (organizzazione delle cose)
Si tratta di insegnare ai figli a mettere posto in base a norme logiche. Per esempio, gli oggetti che si usano vanno rimessi al proprio posto e vanno ordinati in modo ragionevole (il bavaglino del bebè va accanto ai tovaglioli nel cassetto della cucina), non devono dare fastidio dove si trovano, si devono trovare sempre e subito; è importante conservare gli oggetti perché così non si rovinano o non diventano pericolosi. Si utilizzano con cura : per comprarli mamma e papà devono lavorare e se si rompono non si possono più usare.
Per realizzare tutto questo è necessario essere precisi e concreti sul luogo dove vanno posti gli oggetti e che siano all’altezza dei figli; chiedere con perseveranza che lo facciano (attenzione ai messaggi contraddittori) e dire non solo DOVE ma anche QUANDO.
°La distribuzione del tempo
Si tratta soprattutto di armonizzare alcune attività quotidiane ripetitive (la cena) con altre attività che si devono svolgere in un tempo determinato (i compiti, l’attività sportiva). Non può accadere, per esempio, che i figli stiano finendo i compiti al momento della cena .
È auspicabile che mamma e papà stabiliscano alcune regole. Per esempio, informare con chiarezza riguardo alle attività che i figli devono realizzare e quando le devono fare. Creare specie per i più piccoli una “catena” di avvenimenti (al ritorno da scuola : salutare i genitori, appendere il cappotto, lavare le mani, fare merenda) che dà loro certezze.
Prevedere il momento migliore per ogni attività e rispettarlo. Aiutarli a concentrare la loro attenzione su una o due attività e fare in modo che siano perseveranti (uno sport, uno strumento musicale..).
Fissare un momento per le attività variabili (pulire le scarpe, pulire lo zaino) : se non lo fisseranno non le faranno mai.
° La realizzazione delle attività
Nel realizzare attività che hanno come fine principale lo svago, non bisogna essere troppo rigidi. Evitare l’uso errato degli oggetti ( es. l’ombrello può essere un fucile ma non può essere utilizzato per aprire un cassetto). A questo proposito è utile dare alcune indicazioni chiare sugli oggetti pericolosi o che si potrebbero danneggiare; fare un elenco di oggetti che converrebbe insegnare a usare in base all’ età e all’abilità (tostapane, asciugacapelli, computer, colla a caldo..); pensare agli oggetti che potrebbero essere pericolosi e metterli via.
Quando i figli sono piccoli bisogna esigere con pazienza e perseveranza.
Se la battaglia dell’ordine non è vinta prima dell’adolescenza, i genitori non potranno concentrare il loro sforzo e la loro attenzione su questioni più urgenti e specifiche di quell’età.
PERCHE’… EDUCARE:
Ai figli vanno spiegati i motivi e i benefici che conseguono alla virtù dell’ordine.
Prima di tutto bisogna farli riflettere che l’ordine aiuta e migliora la vita, l’ambiente familiare è più gradevole, accogliente e sereno; essi saranno più efficaci nello studio e in futuro nell’attività lavorativa; sapranno sfruttare meglio il tempo e godere di più la vita; sapranno che cosa occorre fare in ogni momento e non si annoieranno; impareranno a essere puntuali e a portare a termine i loro compiti e incarichi diventando persone affidabili e su cui ci si può contare, ma soprattutto saranno molto contenti e soddisfatti di sè stessi e questo li renderà felici.
QUANDO… EDUCARE:
0-6 anni
I primi anni sono fondamentali per acquisire l’ordine; dai sette anni in poi i figli devono interiorizzare i buoni abiti acquisiti precedentemente.
Una buona condotta, ben motivata e ripetuta nel tempo si radica nella personalità e ,attraverso l’uso della libertà personale e della volontà, si trasforma in virtù.
L’ordine ha il suo periodo sensitivo dalla nascita fino a 3 anni, anche se fino a 6 anni i bambini lo vivono più o meno con la stessa intensità.
L’aspetto positivo del periodo sensitivo è che il figlio prima si diverte imparando e dopo si diverte facendo.
Educare all’ordine inizia con la vita stessa del bambino.
Ci sono quattro ambiti fondamentali che dobbiamo sempre tenere presenti e sviluppare quando i bambini sono molto piccoli:
1)gli orari dei pasti: mangiare bene e tutto al momento giusto; 2)gli orari del sonno: a ora fissa e nel suo letto; 3) gli orari delle pulizie personali: l’ordine è strettamente unito alla pulizia, è importante non solo per ragioni igieniche ma anche come stimolo per essere ordinati; 4) gli orari delle uscite e i tempi di gioco. Naturalmente tutto ciò va gestito con buon senso e un po’ di elasticità !
Affinché i figli imparino a mettere a posto occorre che ogni cosa abbia il suo posto e che sia sempre lo stesso. Può essere utile, per esempio, avere un posto fisso a tavola per mangiare o in salotto per vedere la tv.
E’ consigliabile giocare con loro molte volte a rimettere a posto gli oggetti sempre allo stesso modo e nello stesso posto. Per esempio si può giocare al gioco del nascondino con le scarpe chiedendo al piccolo di trovarle, naturalmente dopo aver visto il luogo in cui la mamma le ha nascoste; oppure il gioco delle scarpe che piangono perché sono stanche e non sono state messe a posto dal bambino.
Conviene evitare di prendere e di lasciare gli oggetti dove capita, con l’idea che potranno ancora servire o che si metteranno a posto in un secondo momento: è consigliabile mettere a posto un oggetto prima di prenderne un altro.
Oltre a giocare con un gioco per volta, è utile abituare i figli a mettere subito a posto il gioco e non la sera prima di andare a letto, altrimenti si convinceranno che l’ordine si vive solo quando “non c’è altra alternativa”, cioè a fine giornata.
È utile anche ragionare con nostro figlio sui motivi del disordine: per esempio se lancia i vestiti succede che si sgualciscono e poi non li potrà indossare; se non riordina i quaderni non li troverà e perderà molto tempo nel cercarli; se non conserverà con cura i giochi si romperanno e non potrà più giocarci e divertirsi con i suoi amici.
Si richiedono due grandi doti ai genitori e agli educatori per insegnare l’ordine : la pazienza e la perseveranza. L’abito dell’ordine non è immediato e automatico. È importante presentare ai figli modelli di condotta ordinata, modelli da imitare e costanti, perché con la stessa facilità con cui imitano l’ordine così possono imitare il disordine.
Per i figli più piccoli, è efficace avere dei rituali: per esempio la mattina quando ci si alza si recita una preghiera, si va in bagno, si fa colazione, si puliscono i denti, ci si pettina, ci si veste, si va a scuola… ; al ritorno si salutano con un bacio i genitori, si appende il cappotto, si poggia la cartella al suo posto …
I bambini piccoli necessitano di un cassetto per conservare le cose, ma, man mano che crescono, necessitano di un cassetto per tenerle ordinate.
Altro aspetto molto importante e da tenere presente anche con i bambini piccoli è avere un incarico, adatto alla loro età, da portare avanti, per esempio : gettare il pannolino nella pattumiera, tenere le pantofole vicino al letto, piegare il pigiamino, rispondere al telefono quando sono più grandicelli.
QUANDO EDUCARE:
7 a 12 anni:
A quest’età non si tratta più di imitare l’ordine dei genitori ma di “volere apprendere” a vivere l’ordine.
L’ordine deve seguire criteri propri dei figli, ma questi ultimi devono essere portati a ragionare e a riflettere sul perché delle cose. Conviene stimolare la riflessione e il dialogo; spiegare loro le ragioni dell’ordine e, magari, dar loro idee.
A quest’età possono riflettere con profitto sui vantaggi: hanno più tempo per fare altre attività, per terminare quelle iniziate e, perché no, anche per godere di un po’ di silenzio e di sano “ozio” per pensare e fantasticare del loro mondo.
Conviene dare ampio margine all’iniziativa personale senza troppi rigidismi, però dobbiamo esigere che rispettino, per esempio, il loro orario di studio, in modo da acquisire appunto l’abito dello studio. Può essere utile elaborare e condividere un orario con i figli, perchè è preferibile che sappiano quello che devono fare in ogni momento, piuttosto che ricordar loro continuamente quello che devono fare.
“La pigrizia prorompente fa stragi tra gli studenti”. Può non esser sufficiente star chiusi a studiare tutto il pomeriggio in camera senza però rendere nello studio. Occorre distribuire il tempo: è migliore l’intensità di studio che l’intensità del tempo. A volte, per concludere bene e per tempo i compiti, può aiutare lo stimolo di uno sport o di un hobby da coltivare o di un’attività formativa che faccia da incentivo.
Facciamo attenzione se il figlio ha un comportamento “dissociato” tra casa e scuola. È importante domandarsi e capirne il motivo : il figlio non può essere ordinato a casa e disordinato a scuola o viceversa.
A quest’età può aiutare a vivere l’ordine l’uso dell’agenda o di una bacheca nella propria camera. Bisogna insegnare a usarla e a consultarla : i figli vi possono appuntare le date di compleanno dei familiari e degli amici, gli impegni sportivi, gli orari del catechismo …
Lo studio, nella pre-adolescenza, comincia ad avere un valore determinante. I figli devono imparare a studiare per lavorare bene in futuro.
È necessario che i genitori sottolineino lo sforzo e l’impegno profuso più che risultati. I voti in sé non hanno un valore “oggettivo” se non in funzione del lavoro e dello sforzo personale.
Questo comporta anche come conseguenza studiare con intelligenza. Il migliore stimolo per lo studio è riuscire a studiare bene, stimolare e motivare apprezzando l’impegno e non i risultati e, comunque, non conviene mai condizionare la nostra reazione affettiva ai risultati ottenuti a scuola.
È bene che i figli imparino a programmare e a pianificare lo studio fissando l’inizio e il tempo che vi dedicheranno; non devono essere i genitori a “stare addosso” ai figli perché studino.
I genitori possono aiutarli a creare un ambiente convenientemente silenzioso: un luogo adeguato a realizzare il loro studio.
Negli anni attuali è bene insegnare a studiare senza musica: arriverà un momento in cui (nell’adolescenza) si dovrà cedere in questo aspetto, perché occorrerà dare la priorità ad altri aspetti, ma intanto si sarà creato l’abito di studiare senza musica.
Non occorre che i figli abbiano una stanza tutta per loro (non sempre è possibile), però lì dove devono lavorare, devono poter studiare nel modo migliore possibile, per esempio curando il silenzio nelle camere accanto, evitando l’uso di tv e radio.
Per aiutare la concentrazione ed evitare distrazioni durante lo studio è opportuno ricorrere a piccole strategie. Per esempio, sul tavolo di studio avere solo il materiale essenziale (non cinque gomme, tre temperini, dieci penne..); suggerire un tempo di studio a seconda dell’età del figlio, su consiglio anche dell’ insegnante e del tipo di scuola (tempo pieno o modulo) : studiare con un orologio e darsi un limite ( trenta minuti per la prima e la seconda classe della primaria, aumentando negli anni successivi). Cominciare a studiare prima le materie orali e i compiti più impegnativi perché si è più lucidi e meno stanchi.
Tenere presente, inoltre, che fare i compiti e, più avanti, avere un lavoro professionale non vuol dire avere motivi per “scomparire” e diventare “intoccabili” a casa : tutti e sempre in famiglia devono avere un incarico ed essere disponibili a collaborare e ad aiutare, perché l’affetto passa anche attraverso questi dettagli materiali.
L’aiuto dei genitori non deve mai consistere nel fare i compiti al posto del figlio, né nel risolvere le difficoltà, ma orientare e suggerire strategie. Per esempio invitare i figli a non ricorrere alla memorizzazione per finire prima o per faticare di meno, ma spiegar loro che è importante imparare a riflettere.
Il pensiero e la riflessione facilitano il linguaggio e ne arricchiscono il lessico. I genitori devono esigere che fin da piccoli i figli si esprimano correttamente; inoltre, devono educarli alla lettura, dando loro per primi l’esempio, perché ciò è altamente efficace per lo sviluppo intellettuale.
I figli, poi, devono anche imparare a studiare con costanza e continuità giornaliera, evitando di studiare solo il pomeriggio precedente l’interrogazione e non negli altri giorni, ricorrendo magari ad artificiose giustificazioni. Inoltre che studino per dare il massimo : ognuno ha tante potenzialità e talenti che è giusto far fruttare pensando che si fa un grande servizio agli altri.
Infine, i genitori ricordino che l’abito dello studio si deve creare prima dei 12 anni d’età del figlio.